lunedì 5 dicembre 2011

Dove prima c'era il fuoco adesso c'è il ghiaccio (grotta del gelo)

l'Etna è un vulcano davvero straordinario,la natura generata e plasmata dal vulcano assume forme differenti passo dopo passo. Oggi voglio parlarvi della grotta del gelo ubicata a 2030 metri d'altitudine relativamente poco visto che ospita al suo interno un ghiacciaio considerando anche le latitudini così meridionali in cui si trova! Essa assume questo nome quindi  per via del ghiaccio tanto da essere battezzato come il ghiacciaio più a sud d'Europa!.

Sicuramente vi chiederete ma come si è formata questa grotta e come fa ad ospitare il ghiaccio?

Come ben sapete le grotte possiedono una grandissima capacità di isolamento grazie alle pareti ma in particolare le rocce laviche sono un ottimo isolante,ma c'è di più all'interno della maggior parte delle grotte etnee che non sono altro che veri e propri tunnel lavici scavati dal flusso lavico in scorrimento, presentano forti correnti fredde ed umide per via della lunghezza delle stesse cavità. Questi venti sotterranei favoriscono grazie alle rocce isolanti che rendono la grotta impenetrabile dai caldi raggi solari, alla presenza di acqua e alle temperature molto basse  fanno si che si sviluppi un vero e proprio ghiacciaio sotterraneo che un tempo arrivava quasi a superare l'entrata della caverna, ma col passare degli anni e con il progressivo aumento delle temperature il ghiaccio si è ritirato e adesso si trova confinato a 2 metri circa dall'entrata partendo da uno strato dapprima sottile fino ad arrivare ad uno  molto spesso e compatto man mano che ci si inoltra all'interno della cavità. Anche durante i periodi estivi al suo interno la temperatura non sale mai al di sopra dei -6°C, mentre quella più prossima all'imboccatura viene influenzata dagli agenti atmosferici esterni.
Durante i mesi invernali è impossibile raggiungere questa affascinate grotta a causa del manto nevoso che per la maggior parte dei mesi compre quasi totalmente il sui ingresso. 
ecco l'ingresso in inverno

La genesi è avvenuta grazie all'eruzione del 1614-24 questa eruzione considerata la più lunga in tempi storici dell'Etna iniziò nel luglio del 1614 a quota 2550m.s.l. dalle bocche eruttive (adesso chiamati monti Deserti) che si allineano lungo una frattura verso Nord-Est. Le lave di questa eruzione erano molto fluide e hanno formato una crosta superficiale liscia o corrugata da strutture plastiche (lava pahoehoe) non molto frequenti all'Etna.

lava pahoehoe

lungo la colata si formarono diversi piccoli craterini composti da brandelli di lava (hornitos) di cui due hanno assunto dimensioni davvero rilevanti.

                                                                                                  hornitos 

 Ma la particolarità di queste lave fluide è la facilità con cui formano tubi di lava solida al cui interno il materiale incandescente mantiene elevate temperature e percorre tragitti molto lunghi, fuoriuscendo a quote molto basse come vere e proprie sorgenti d'acqua attraverso delle bocche effimere (eruzioni di questo tipo risultano molto pericoloso per la popolazione in quanto le bocche possono aprirsi anche a pochi chilometri dai centri abitati come avvenuto a Zafferana Etnea nell'eruzione del 1991-93).

bocca effimera nella (val calanna) nei pressi di Zafferana Etnea  nel maggio del 1993.

Gli ingrottamenti delle lave del 1614-24 hanno lasciato vaste cavità chiamate: la grotta del gelo, e a quote inferiori le grotte dei Lamponi, del Diavolo e di Aci.
Il materiale emesso da questa attività è stato stimato in oltre 1000 milioni di di metri cubi, sparsi sopra circa 21 km². Il fronte più basso di una delle tante colate si spinse fino a 975 metri s.l.m.

Nel 1981 la grotta e il suo ghiacciaio sono stati messia a dura prova per via dell'apertura di una frattura eruttiva nelle sue vicinanze e si pensa sia stato proprio il calore generato da questa attività a ridurre il ghiacciaio.

Esistono vari itinerari che conducono alla grotta del gelo, ma sicuramente il più semplice e quello con partenza da Linguaglossa (CT) e arrivo al rifugio ragabo/brunek. Da qui occorre percorrere i primi 5 km sulla pista altomontana  dell'Etna, una comoda strada sterrata e molto suggestiva che percorre l'intero vulcano a 360° tra boschi e colate percorribile anche in bicicletta.Giunti al bivio per il rifugio Timpa Rossa, occorre abbandonare la strada sterrata ed iniziare una lunga salita lungo i basalti delle diverse colate. Il tracciato è segnalato dalla presenza di torrette di pietra, bastoni piantati sul terreno e pietre colorate con della vernice. Questo secondo tratto nel punto più ripido presenta un dislivello di oltre 400 metri su un percorso di 5 km.Complessivamente bisogna quindi percorrere circa 10 km con un dislivello totale di circa 550 metri.

Vi auguro di visitarla al più presto è un'esperienza davvero unica!! Vi consiglio di contattare una guida prima di incamminarvi in quanto risulta molto semplice perdere l'orientamento sopratutto a causa dei probabili e repentini cambiamenti atmosferici.

(foto) rifugio Timpa Rossa

Se avete bisogno di chiarimenti o informazioni sull'argomento sarò lieto di aiutarvi basta soltanto commentare ;)



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